Come tutti i piatti della cucina povera, di questa torta tipica del Lago di Como non si trova un’unica versione, ma l’insieme di tutte quelle che vengono preparate nei forni di casa, nei panifici e nelle pasticcerie dell’area lariana. In sintesi le scuole di pensiero sono due: c’è chi la fa con il pane raffermo e chi invece con un impasto di farina bianca e farina gialla. Il motivo è semplice, la torta era una somma di avanzi e, a seconda delle zone, nella padella di rame dove la si faceva cuocere sulla brace, ci finiva di tutto, persino i “resti della minestra”. Gli altri ingredienti sono frutta fresca e secca, uova e zucchero. Nel comasco era il dolce della festa, il sostituto, insieme al pan mataloc, del “più ricco” panettone.
C’è chi dice che sia nata a Menaggio, chi a Bellagio, chi a Mandello Lario. Come sempre in queste storie la verità sta nel mezzo. Conosciuta anche come meascia o turta di paisan è un dolce semplice, con ingredienti genuini che non possono essere mistificati, perfetto quindi per una colazione o una merenda salutari.
Una volta il pane era diverso da quello di oggi ( preparato con miscele di farine diverse (mais-pangiallo, farina di miglio-pan de mej, farina di segale, ecc.).
Era cotto in grandi pezzature nei forni comunitari e consumato in una-due settimane, conservandolo in un armadio apposito (la panadura).
I dolci poveri, come la miascia, sono sovente preparati con frutta secca o fresca, per ottenere una base zuccherina naturale: un tempo infatti lo zucchero era molto raro e lo si trovava solo sulla mensa dei ceti più abbienti.
Ne risultano razioni estremamente energizzanti, ma anche piuttosto complete sul piano nutrizionale: la frutta apporta sali minerali e vitamine e nobilita le "calorie vuote" dello zucchero.
In passato, il dolce non era come oggi consumato a fine pasto, ma in alcuni casi in sostituzione del pasto, piuttosto che come merenda, e comunque in occasioni particolari: feste, ricorrenze, doveri di ospitalità.